La passione, la voglia di un viaggio in una terra non troppo lontana,
un viaggio per vivere un paese ricco di meraviglie naturalistiche ed umane.
Un viaggio per vivere la passione dei viaggi-avventura al di fuori delle solite rotte turistiche, per conoscere il vero volto delle persone che vivono il deserto quotidianamente con quello che è essenziale e necessario alla propria sopravvivenza.
Questo viaggio nel grande e sognato Sahara, inizia molto prima della partenza… mi son fatto coinvolgere nelle letture del mito di “Nino Cirani”, ho seguito le sue orme con l’allestimento del mio campo base su 4 ruote, attento alle più svariate necessità, alla preparazione delle rotte e delle diverse attività che speravo di portare a termine.
Vi assicuro che quello che è chiamato mal d’Africa è facilmente contagioso, è quel piacevole malessere nostalgico, che riaffiora così all’improvviso nella vita. L’ho vissuta intensamente questa avventura, lasciandomi avvolgere totalmente dai colori cangianti della luce e degli abiti del popoli nomadi, dagli odori intensi delle Medine o dei Souk, che rimangono sulla pelle anche dopo tanto tempo.
I villaggi e luoghi incontrati, oggi rimangono impressi nella mia mente come un fotogramma indelebile.
In particolare gli Ksar abbandonati al tempo, ad un eco sommerso nel vento che sembra riportare, per brevi istanti il vociare e la lenta vitalità. Oddio!!! Sabria, povera, abbandonata a sé, al Sahara che inonda ogni più piccolo e remoto angolo delle sue abitazioni in un mescolato disordine tra modernità e incompiutezza. Le zone montane di Matmata con la sua gente umile di un’ospitalità disarmante, gente arsa dal sole che vive un contatto arcaico con questa terra. Anch’io per un attimo mi mischio al chiassoso crocevia di sognanti esploratori, ma oltre la porta del deserto, così chiamano Douz, c’è la montagna piatta di Tembaine dove i Berberi pregano, laddove inizia il mare di dune, cinturoni di muri alti di fine sedimento e a volte discontinui che celano le pozze di acque sulfuree, dove non ti aspetti di trovare nulla, invece ecco c’è la vita dei nomadi R’Baya, dei loro dromendari, del loro danzare lento, dei loro figli, bellissimi dal colore e calore all’unisono del loro Sahara.
Ogni particolare di quei viaggi ancora oggi a distanza di anni, riapre ogni singolo momento, ogni singolo fotogramma in una mia visione vorace che ancora riaccende il desiderio di ritornarci.
Durante i diversi viaggi affrontati in questi luoghi, ho lasciato volutamente ogni mia comodità a me cara a casa, e per 8 giorni spesso la mia casa è stata solo la mia 4×4, la tenda e i bivacchi con gli sconfinati spazi desertici che accompagnano l’occhio all’orizzonte dove il deserto dà la mano al cielo, alle stelle; in questo luogo, il suono della caotica civiltà odierna lascia spazio ad un apparente ammutirsi di quasi ogni frequenza tranne che di quella che riaccende la mia anima, riaccende l’eco delle mie origini come tutta l’umanità che appartiene a questa terra, l’Africa.
Gli incontri con il popolo Berbero in pieno deserto accolto dalle corse dei bimbi con la tipica richiesta di “bon bon e stilò” è spesso motivo di scambio di oggetti…
… barattare indumenti, giocattoli, colori e altro ancora con le tipiche rose del deserto o minerali di vario genere o con monili fatti a mano.
Vi assicuro che il sorriso radioso di queste persone ripaga i mille sacrifici e ci riporta allo stato naturale delle cose, principalmente sul concetto tempo, basta solo pensare a qualcuno dei loro detti:
“Quando c’è una meta, anche il deserto diventa strada.”
Non abbiamo storia perchè i nostri padri l’hanno scritta sulla sabbia ed il vento l’ha portata via.
Chiaccherando con un caro amico e guida, seduti al caldo in un ultimo bivacco di questi viaggi, tra un tè e l’altro e i mille pensieri fuggenti dalla mia mente, guardandomi dritto nella mia faccia avvolta nel ” velo desertico” mi disse ;
il deserto amico mio sembra eterno a colui che lo abita ed offre questa eternità all’uomo che saprà essergli fedele, va ritorna al tuo mondo, e ricordati la nostra storia di oggi, il nostro incontro, così come ieri resterà per sempre qui, “accennando un sorriso e guardando la mia macchina poggiata sulla sabbia” e tra le tue storie.
Ancora oggi ci ripenso, spengo il caos e ritorno con la mente nel mio deserto.
© Michelangelo Serra photograpy
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